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The Dreamers la recensione

The Dreamers è la bizzarra e affascinante distillazione della radicale mentalità anni ’60 di Bernardo Bertolucci. Poiché il film è ambientato a Parigi nel 1968, il radicalismo assume naturalmente la forma di sessualità perversa e cinefilia estrema. In “Te Dreamers”, Isabelle (Eva Green) e Theo (Louis Garrel) sono gemelli che hanno sviluppato un’attrazione piuttosto “innaturale” l’uno con l’altro, diventando “uno” praticamente in ogni modo immaginabile – fisicamente, spiritualmente, psichicamente.

Matthew (Michael Pitt) è il giovane americano di Parigi che trascinano nel loro strano piccolo mondo di intrighi sessuali e giochi emotivi. Matthew è un prodotto del suo tempo, un giovane che non ha molta esperienza nei modi del mondo ma che è disposto a prendere parte al relativismo morale che sta permeando la cultura. Così, diventa il candidato perfetto per Isabelle e Theo per far funzionare la loro magia. Il loro potere di attrazione si rivela travolgente e irresistibile per Matthew, perché sono entrambe creature esoticamente belle, apparentemente in sintonia con il radicalismo alla moda che turbina intorno a loro.

Eppure, alla fine, Matthew scopre che sono in realtà solo osservatori passivi che pagano poco, ma a parole, alla causa, troppo ossessionati dalla loro relazione distorta per uscire e partecipare a quei grandi movimenti sociali di cui parlano così liberamente. Isabelle e Theo sono “radicali” per essere sicuri, eppure il loro radicalismo sembra essere incanalato in una direzione autodistruttiva, alla fine futile. Solo col tempo Matthew inizia a capire.

Isabelle, Theo e Matthew sono così isolati e tagliati fuori dal mondo esterno che i punti che Bertolucci sembra voler mettere in risalto riguardo ai tempi – come si evince dai manifestanti che marciano per le strade, i riferimenti al Vietnam, Mao e Jimmy Hendrix – sembrano non particolarmente integrati nel film nel suo complesso.

Ciò che Bertolucci cattura bene è l’amore ossessione che i francesi hanno sempre avuto per il cinema sia come forma di intrattenimento che come forma d’arte. I suoi personaggi vivono, respirano e pensano ai film, spesso recitano le scene preferite. La cosa bella dei francesi è che hanno sempre avuto un gusto così eclettico nei film, abbracciando sia lo studio americano che i prodotti francesi New Wave con la stessa passione. Ed è proprio questa apertura mentale e artistica che Bertolucci cattura con allegro abbandono. Il film, in molti modi, diventa un omaggio a Chaplin e Keaton, Astaire e Rogers, Samuel Fuller, Truffaut, Godard, Greta Garbo e molte altre icone della storia del cinema.

In “The Dreamers” la recitazione è eccellente e Bertolucci non ha perso nessuna delle sue capacità di regista, rendendo questo film una vera delizia per il pubblico annoiato. Bertolucci è un vero cineasta ed è una gioia sedersi e guardare quello che fa con i suoi attori e la sua macchina fotografica, come un maestro pittore che fa miracoli con la sua tela. Per quanto riguarda il tanto decantato contenuto sessuale del film, sicuramente quelli che si lasciano facilmente offendere dalla nudità e dai temi sessuali provocatori dovrebbero forse evitare di vedere questo film.